“A Palermo, salendo sulla Freccia Del Sud che mi avrebbe portato a Milano, mi resi conto di quanta gente lasciava la Sicilia ogni giorno. Erano per lo più emigranti…”
Questa è la storia del viaggio di “uno di quei tanti siciliani” che hanno abbandonato la propria città natale per darsi una nuova possibilità di vita.
È l’ottobre del 1958 quando l’autore, intraprende a soli sedici anni il suo “viaggio della speranza” dalla Sicilia alla Svizzera, lasciandosi alle spalle conflitti e incomprensioni ma anche nostalgie, affetti e ricordi.
Un racconto autobiografico che fa luce su una vicenda esemplare dell’Italia all’alba degli anni Sessanta, l’epoca delle grandi emigrazioni interne ed europee, quando uomini, donne, ragazzi, ragazze e famiglie intere per “fame di viveri” o per “fame di libertà” lasciavano vecchi borghi e contrade e per approdare in luoghi sconosciuti e spesso ostili.
Il racconto si svolge nell’arco di appena tre giorni, ma nonostante la brevità temporale l’autore riempie queste settantadue ore di riflessioni, passioni e amori, drammi, gelosie, consapevolezza e inconsapevolezza, cultura e ignoranza, etica, virilità, patriottismo e ancora tanto altro. Leggi tutto
Molti gli spunti di riflessione offerti da queste pagine, primo fra tutti la drammaticità e il peso della realtà di un’Italia culturalmente divisa tra nord e sud: una spaccatura difficile da colmare, una ferita dolorosa che l’autore ha vissuto sulla propria pelle e che ancora non pare del tutto rimarginata.
Gian Paolo Buffa nasce ad Asmara, in Eritrea, il 16 aprile 1942. Ancora in fasce rientra in Italia come profugo di guerra insieme alla madre, raggiungendo la Sicilia, terra d’origine, dopo numerose peripezie. Il padre, rimasto prigioniero di guerra in Africa Orientale, riesce a rientrare solo alcuni anni dopo. Il ricongiungimento è però destinato a durare poco, perché il padre, esperto in strade ferrate, riparte per la Rhodesia a seguito di un vantaggioso contratto di lavoro ottenuto dagli Inglesi. Tre anni dopo, in circostanze misteriose, trova la morte in Rhodesia, lasciando la famiglia nello sgomento.
Gian Paolo vive una fanciullezza conflittuale tra i banchi di scuola e le scorribande nella tenuta di campagna della famiglia. Ben presto cominciano ad andargli stretti gli orizzonti angusti del paesello siculo, i perbenismi e la bigotteria che contrastano con l’indole libertaria e gli impulsi di una giovinezza vissuta a pieno. I frequenti litigi con la madre, divenuta severa e autoritaria dopo la perdita del marito, fanno maturare nell’appena sedicenne Gianpaolo la voglia di inseguire il proprio destino verso nuovi e più promettenti lidi. Nell’ottobre del 1958 sale sul treno che lo porterà per la prima volta in Svizzera, dove tra la fabbrica e le cucine di un ristorante passerà sette mesi. Ma la madre, ben presto, lo raggiunge per riportarlo a casa. A questo primo viaggio “della speranza” ne seguiranno altri, che lo riporteranno di nuovo in Svizzera poi a Torino. Nella città della Fiat, Gianpaolo non si dedicherà solamente di automobili, ma essenzialmente di treni: verrà infatti assunto, dopo aver vinto due concorsi, alle Ferrovie dello Stato. Dopo quindici anni passati a Torino, nei primi anni Ottanta, riuscirà a tornare nella sua Sicilia, sempre a bordo di un treno: ma questa volta come macchinista.
Andrea Merighi –
Una storia che si ripere anche ai giorni nostri, basti pensare a quanti africani oggi ripercorrono quei binari… Forse dovremmo interrogarci sul perché. Acquisterò nei prossimi giorni il libro.
Andrea
Antonio Gherardi –
Una bellissima copertina che mi ricorda quando parti dalla mia amata terra verso il nord in cerca di fortuna- tanti anni fa. Ancora oggi quando attraverso lo stretto e mi volto a guardare la mia terra provo una stretta al cuore, come allora. Tanti anni fa…
Lorenzo –
io per quanto mi riguarda sono molto preso e ammerirevole nei confronti di libri degli scorsi secoli perciò leggerlo sarà una sfida e un divertimento assicurato! aspetto a breve un altro libro!
paolo –
libro interessante,coinvolgente, una bella storia, veramente strutturata bene, consiglio molto di leggerlo
roberta –
Mi sembra un libro molto attuale (il titolo dice tutto), che rispecchia la vita di tanti migranti che oggigiorno sono costretti a lasciare la loro terra per trasferirsi altrove, in cerca di pace e libertà. Molto curiosa di leggerlo!!
Anna –
La voce sincera di un autore che ha provato sulla propria pelle le due facce dell’abbandonare la propria terra: il dolore di lasciarsi indietro affetti e luoghi dell’infanzia ma nello stesso tempo la voglia di conoscere e fare di più, cosa non possibile nella Sicilia degli anni 50. Scorrevole e avvincente, ti immerge nell’atmosfera del viaggio e della molteplicità di emozioni alle quali Giovanni va incontro in quei tre giorni che sembrano non finire mai, all’interno di quel microcosmo che è il treno. Consigliato anche per la tematica particolarmente attuale.
Leila –
mi è piaciuto molto! è bello il coraggio di questo ragazzo che parte, va via, lascia tutta la sua famiglia, conflitti e incomprensioni. lo consiglio!
Federica –
Storia avvincente, piena di colpi di scena e soprattutto ambientata in anni difficili. Ma forse sono questi anni faticosi a rendere il tutto più interessante. C’è anche da dire che il ragazzo ha coraggio da vendere.