Antonio Saltini ha compiuto gli studi laureandosi in legge e poi in agraria. Inizia l’attività di giornalista dedicandosi all’agricoltura che, dopo la seconda laurea, è divenuta il maggior interesse della sua attività professionale. Nel corso della sua attività come giornalista ha collaborato a diversi periodici ed ha diretto la rivista mensile di agricoltura Genio rurale ed è stato vicedirettore del settimanale, sempre di argomento agricolo, Terra e vita.
Come scrittore ha prodotto diverse pubblicazioni fra le quali si cita Storia delle scienze agrarie, sull’agronomia degli ultimi due millenni. Si è occupato del tema dell’equilibrio delle risorse alimentari: da un esame delle situazioni del passato, dall’approfondimento del presente, dalle prospettive future sia in scritti sui prossimi scenari agroalimentari, sia in romanzi di genere ‘fantastico’. Ricerca le relazioni tra l’entità delle popolazioni e le metodologie di sfruttamento delle risorse agrarie: suoli, acque, specie animali e vegetali. Sulla tematica ha dedicato studi specifici agli ordinamenti annonari di Roma imperiale, delle società dell’Ancien Régime, di Roma pontificia. Ha verificato la persistenza degli antichi equilibri alimentari in realtà recenti, quale quella dell’Appennino, (La valle di Ospitale), verificando il persistere, nel Novecento, dell’economia del castagno. Ha comparato e commentato le prospezioni degli analisti americani che hanno previsto, dal 1973, un’inevitabile conclusione dell’età delle eccedenze produttive per l’imporsi di uno scenario nuovo di carenze mondiali. Sul tema ha scritto un romanzo di fanta-economia in cui immagina il futuro aggravarsi della penuria fino all’esplosione, per il controllo delle risorse mondiali, dello scontro termonucleare, intitolando il romanzo 2057 l’ultimo negoziato. Critico nei confronti della politica agraria degli ultimi governi, imperniata sulla promozione delle specialità alimentari ed ostile all’antica strategia della sicurezza alimentare, Saltini ritiene che l’abbandono di quella strategia, all’esplodere della domanda asiatica sui mercati internazionali, esporrebbe a gravi rischi di penuria le generazioni italiane future. È presidente della Fondazione Nuova terra antica. È docente a contratto di Storia dell’agricoltura alla Facoltà di agraria all’Università di Milano.
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