…MA COSA VUOI CHE ABBIA DA RACCONTARE

“Se tuo nipote ti chiede di scrivere i tuoi ricordi e ti regala le pagine sulle quali appuntarli, la prima risposta è: ma cosa vuoi che abbia da raccontare?”

Giancarlo Bertacchini, pensandoci a modo a modo, da raccontare invece ha parecchio: della Ferrari, che per i maranellesi è “cosa di casa”; dell’aceto, degli anni da Sindaco, dell’associazione H.E.W.O. e delle avventure vissute dai volontari che da decenni si occupano delle malattie in Etiopia. Ma anche la storia familiare e degli affetti, dei tortellini impareggiabili dell’Aldegonda, del caffè corretto brandy del nonno e della crema fatta in una certa maniera per il Commendatore; di merende rubate nell’orto e quelle più indigeste servite nel refettorio di un seminario. La storia privata di una figura pubblica e di riferimento in una Maranello che non ha più il mulino, ma ha visto nascere il Cavallino rampante e ha contribuito alle sue vittorie. “Perché dentro quello che per tutto il mondo è diventato un mito c’è il lavoro, la tenacia e la passione della gente di Maranello con le sue origini contadine; c’è la mentalità derivata dal duro lavoro dei campi che ha forgiato nella nostra gente queste caratteristiche che non andarono perse quando diventarono meccanici di macchine da corsa”.

“Ne sono uscite più di 200 pagine di ricordi e di riflessione su quello che ho fatto in settant’anni di vita e su molti degli errori che ho commesso. Pagine che sono diventate a tratti anche una specie di esame di coscienza, forse un po’ superficiale, ma sincero”.