Franco Vaccari nasce nel 1936 a Modena, dove vive e lavora. Compie studi a indirizzo scientifico laureandosi in fisica. Esordisce come poeta visivo con le prime opere Pop esie (1965), Entropico e Le tracce (1966). Nel 1972 è invitato a partecipare alla Biennale di Venezia, dove presenta “Lascia su queste pareti una traccia fotografica del tuo passaggio”, intervento costituito innescando meccanismi autogenerativi che, una volta azionati, danno vita a un processo artistico indipendente dal controllo dell’autore, dove la componente di interazione con il pubblico è molto forte. In esse la fotografia rifugge da qualsiasi ricerca estetica per divenire traccia, impronta spersonalizzata di una presenza oltre che oggetto, per lo stesso Vaccari, di una meditazione profonda e costante negli anni.
Alla rassegna veneziana parteciperà nuovamente nel 1980 e nel 1993 con due sale personali e rispettivamente con le opere “Codemondo” e “Bar Code-Code Bar” “Il Bar Code 2″ realizzato a Modena in occasione della mostra “Uno”, evoluzione del primo modello, è un luogo interno ma allo stesso tempo separato dallo spazio espositivo che lo ospita. Il senso del “Bar Code 2″ si forma proprio nel suo offrirsi ai visitatori come ambiente intimo e raccolto, un luogo di aggregazione libero in cui le persone possano trovarsi e confrontarsi.
Vaccari è anche filosofo e teorico della fotografia. Testi come Duchamp e l’occultamento del lavoro (1978) e Fotografia e inconscio tecnologico (1979), costituiscono dei contributi critici fondamentali della riflessione fotografica contemporanea.
Tra le numerose esposizioni si ricorda la partecipazione nel 1973 alla rassegna “Combattimento per un’immagine” tenuta alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, nel 1979 alla Triennale di Milano, nel 1984 al Museum Moderner Kunst di Vienna con una mostra antologica, mentre due anni dopo è presente alla XI Quadriennale di Roma. Nel 1999 partecipa alla mostra “Minimalia” al PS1 Contemporary Art Center di New York, nel 2001 è a Varsavia presso il Centro per l’Arte Contemporanea, nel 2004 a Praga all’Istituto Italiano di Cultura e nel 2008 a Lugano al Museo Cantonale d’Arte.